RECENSIONE FILM BANANA

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    di Chiara Ugolini

    Primo lungometraggio per Andrea Jublin, il regista specializzato in corti, già candidato agli Oscar. È un film sui (e per) i ragazzi, tra la scuola e il rettangolo di gioco. Nel cast anche Anna Bonaiuto nel ruolo di una cattivissima professoressa d'italiano

    La felicità come il calcio brasiliano in cui i giocatori si lanciano all'attacco, scartano gli avversari e alla fine fanno gol. Oppure sparano fuori la palla oltre a un muretto dove qualche insensibile gliela rilancia sempre indietro. Squarciata, però. È la prima sequenza, che vi offriamo in anteprima, del film Banana di Andrea Jublin, il suo debutto al lungometraggio sette anni dopo la candidatura agli Oscar per il corto Il supplente. "Fare film in Italia oggi è difficile, difficilissimo anche se sei stato sul tappeto rosso degli Oscar. C'è sempre un problema di denaro, ci sono voluti anni per chiudere un progetto di cui ero sia sceneggiatore che regista, ma ora il film esce e ne sono felice". Una distribuzione difficile in dieci copie per un film invece che merita spazio.

    Ostacoli alla felicità. Protagonista è Banana, un quattordicenne che subisce il soprannome a causa di un piede a banana. "Peccato che invece lui sia convinto di essere un grande giocatore e nonostante i compagni lo releghino in porta metodicamente si toglie i guantoni, scarta tutti gli avversari e va verso la porta. Poi però si agita e la palla finisce fuori - racconta Jublin - Banana è un personaggio con una grande vitalità perché come dice un personaggio 'non vuole sciupare la sua vita'. È pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo per raggiungere la felicità". E di ostacoli sul suo cammino Banana ne incontra molti: i compagni che non lo vogliono in squadra, le ragazzine che lo deridono per la sua pinguedine e soprattutto l'indifferenza di Jessica, la ragazza di cui è innamorato e che sta per essere bocciata perché insufficiente in tutte le materie. Il piano di Banana è semplice. Aiuterà Jessica a recuperare in italiano, unica materia in cui lui se la cava, perché se conquisterà la sufficienza con la terribile professoressa d'italiano anche gli altri professori non avranno il coraggio di bocciarla.

    Bonaiuto come l'Italia: bella ed esausta. Ad interpretare la professoressa Colonna è Anna Bonaiuto in un cast che mescola attori conosciuti come Camilla Filippi, Giselda Volodi e Giorgio Colangeli con tanti ragazzini esordienti, a partire da Marco Todisco, bravissimo a restituire la verità di Banana. "Ho scritto il film pensando ad Anna Bonaiuto, sono andato da lei e le ho proposto il ruolo dicendole: 'se non lo fai tu non so chi può farlo'. Il personaggio della professoressa Colonna è anche un po' il simbolo dell'Italia: bella, colta, intelligente, elegantemente vestita però esausta. Senza più la forza di lottare".

    Un italiano agli Oscar. Anche il suo corto era ambientato in una classe e non è un caso. "Il tema dei ragazzi mi è molto caro - dice il regista - perché hanno vitalità ed energia che gli adulti non hanno più o se hanno ancora sono dei disadattati". Un cortometraggio che aveva attratto l'attenzione dell'Academy. Di quell'esperienza Jublin ricorda: "Fu una settimana fantastica e surreale con anche tre feste al giorno in cui c'erano da Paris Hilton a Martin Scorsese, tutto estremamente organizzato anche nei dettagli. Ma l'immagine più forte che mi rimane riguarda proprio la serata della premiazione quando sul tappeto rosso accanto a George Clooney, Danny Day Lewis, che quell'anno vinse per Il petroliere, ebbi una sensazione strana. Anche loro sono semplicemente registi o attori molto bravi a fare quello che fanno. Il mito degli Oscar, che per uno che fa cinema è il massimo, si è come ridimensionato e lì ho visto come dei grandi talenti, dei professionisti, dei lavoratori appassionati ognuno nel suo campo".

    Il piccolo Don Chisciotte Banana. Banana è un film per ragazzi ma che, come da tradizione nel cinema "young adult", parla molto agli adulti. "E parla molto dell'Italia di oggi. E il tricolore, sbiadito e sfilacciato, che giganteggia sul campo da calcio dei ragazzi non sta certo lì a caso. L'Italia è un luogo triste, travolto dalla fatica, cattivo, mortifero, mentre Banana è l'opposto: è vitale, puro e vuole fare molto di più di quello che il suo ambiente si aspetta da lui. Il padre è il classico italiano medio che si lamenta sempre delle tasse, che dice 'i cinesi ci conquisteranno', che è scoraggiato. Quello che lo stesso Banana definisce 'un catenacciaro', ovvero chi rimane in difesa senza attaccare mai. Banana invece è un piccolo Don Chisciotte di periferia che non rinuncia a combattere".

    fonte: La Repubblica, 14 gennaio 2015








    BANANA - Un piccolo film di cui andar fieri

    Esordio "vero" nel lungometraggio per Andrea Jublin, candidato all'Oscar nel 2008 per il corto "Il Supplente". Un film che riconcilia con gli attori e le attrici italiane. Da Anna Bonaiuto a Gianfelice Imparato, da Giorgio Colageli a Giselda Volodi ma anche Camilla Filippi e i giovanissimi Marco Todisco e Beatrice Modica. In sala da giovedì 15 con Good Films in una decina di copie

    Marco Todisco e Beatrice Modica in "Banana"
    Una commedia divertente e ben girata, con un cast ottimamente selezionato e un copione fresco, credibile ed efficace: si ride (molto) e si riflette (abbastanza), si applaude alle gesta del giovane protagonista e si esce dalla sala con la gioia nel cuore e la voglia di far vedere "Banana" di Andrea Jublin a tutte le persone care...
    È questo l'effetto che fa il film del regista torinese, celebre nel 2008 per aver raggiunto la cinquina di nominati agli Oscar per il cortometraggio di finzione con il suo "Il Supplente", finalmente in sala con un lungo grazie alla volontà di Olivia Musini che ha creduto nel progetto e poi coinvolto Good Films in veste di produttore e distributore (spiace sapere che il film uscirà in sole 10 copie e per di più nel solo circuito UCI, nei multiplex fuori città che non sembrano il luogo ideale per il passaparola di lavori come questo...).
    Non è un film sui massimi sistemi, "Banana", è una bella commedia, delicata e divertente, che racconta le gesta di un ragazzino "brutto, ciccio, nano e pazzo", Giovanni, detto Banana per le sue qualità calcistiche deficitarie. Innamorato perdutamente della compagna di classe Jessica, più grande, bella e circondata costantemente da ragazzi, decide di impegnarsi nella missione impossibile di farla promuovere. Del resto lui crede nella filosofia del calcio brasiliano, della voglia di andare a cercarsi in attacco, rischiando, quella felicità indispensabile alla vita...
    Attorno alla storia principale si svolgono le vite degli adulti, quasi in nessun caso figure positive ma anzi disilluse, disperate e accigliate dalla vita e da un paese, l'Italia, che nella sua crisi di valori e nell'assenza di prospettiva che dà ai suoi cittadini viene chiaramente - anche se indirettamente - incolpata.
    Valore aggiunto del film, oltre alla qualità e autenticità dei testi (e a un cast tecnico di assoluto rilievo, che va da Nicola Piovani a Gherardo Gossi a Esmeralda Calabria...), è il talento indiscutibile del protagonista, il giovane Marco Todisco, attore e commentatore appassionato delle sue gesta in terza persona.
    Lieto fine quasi per tutti, e sicuramente non troppo scontato, per un film di cui il cinema italiano - specie quello leggero - aveva decisamente bisogno, e che avrebbe meritato sicuramente un battage maggiore e un'uscita più 'consistente'. In bocca al lupo.

    14/01/2015, 13:05

    Carlo Griseri

    fonte: cinemaitaliano.info





    Banana, un samba di formazione sul nostro sopravvivere oggi


    Arriva su pochi schermi grazie a Good Films, dice verità (in)confessabili sul nostro sopravvivere oggi e offre almeno due chicche: l’Iliade come fosse una partita di calcio, con Achille e Agamennone in attacco, e le stelle, che vediamo brillare ma potrebbero già essere morte, come metafora della nostra resa

    di Federico Pontiggia | 18 gennaio 2015

    No, gioiellino non è un termine desueto. Capita, talvolta, di ritrovarlo in sala: Banana, scritto e diretto dal torinese Andrea Jublin, classe 1970, già candidato all’Oscar per il bel corto Il supplente. Protagonista è un 14enne (Marco Todisco, wow) buffo, sensibile, appunto, col piede a banana, che sogna il Brasile e una vita all’attacco.

    Problema, i genitori sono rassegnati, la sorella Emma (Camilla Filippi, deliziosa) è a rischio catenaccio, la professoressa Colonna (Anna Bonaiuto, che classe) beffarda e Jessica, la compagna di classe di cui è perdutamente innamorato, non lo ricambia: che fare? Su spartito tragicomico, Jublin riesce a comporre un samba di formazione inconsueto per il nostro cinema, soprattutto negli esiti felici: mutatis mutandis, Banana è quel che avrebbe voluto essere L’intrepido di Amelio, forse pure Il ragazzo invisibile di Salvatores.

    Arriva su pochi schermi grazie a Good Films, dice verità (in)confessabili sul nostro sopravvivere oggi e offre almeno due chicche: l’Iliade come fosse una partita di calcio, con Achille e Agamennone in attacco, e le stelle, che vediamo brillare ma potrebbero già essere morte, come metafora della nostra resa. Da non perdere.

    FONTE: Il fatto quotidiano

    Edited by lillottalalla - 21/1/2015, 00:20
     
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    Dopo la pausa del mese di Giugno il "Cinema Margherita" presenta la sua programmazione estiva, suddivisa anche quest’anno tra Cinema in Giardino e il tradizionale spettacolo nella sala del Cinema Margherita.
    Il film di apertura della rassegna sarà Banana di Andrea Jublin martedì 30 giugno dalle 21.30 a Grottammare. La pellicola, che vede tra gli interpreti Marco Todisco, Beatrice Modica, Ascanio Balbo, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli. ha avuto la nomination ai David di Donatello per la Miglior Regia Esordiente
    L’ingresso allo spettacolo è gratuito. La rassegna è organizzata dal Cinema Margherita – Centro Culturale “J. Maritain” in collaborazione con il Comune di Grottammare – Assessorato alla Cultura, ACEC e CGS.
    Anche per l’estate 2015, visto il successo degli scorsi anni, viene riproposto Cinema in Giardino. Le proiezioni si terranno nel giardino del Municipio di Grottammare e saranno fatte utilizzando un moderno proiettore digitale. Grottammare torna così a proporre delle proiezioni cinematografiche, seppure per il solo periodo estivo.
    Il programma ha selezionato alcuni tra i film più interessanti dell’ultima stagione a cui affianca alcune ultime uscite ed eventi speciali. Il risultato è una proposta che non è soltanto ricreativa ma anche culturale e con numerosi spunti di riflessione.
    I film proposti nella tradizionale cornice del Cinema Margherita saranno invece a più alta spettacolarità per sfruttare al meglio le potenzialità del proiettore Sony 4k. Per questo motivo la sala del Cinema Margherita di Cupra Marittima continuerà a essere attiva anche nei mesi di luglio ed agosto.

    Banana: Banana, per salvarsi dalla mediocrità dilagante che lo circonda, adotta, nel calcio come nella vita, la cosiddetta filosofia "brasiliana" dove generosità, cuore, coraggio e fantasia convergono in un unico stile di vita. (da www.trovacinema.it)

    “Anche gli insegnanti di Banana sono rinunciatari e depressi, in primis una prof di italiano, la temutissima Colonna, che è anche la depositaria del futuro accademico di Jessica, cui Banana tiene al punto da offrirsi come volontario per un ciclo intensivo di ripetizioni. Come il ragazzo invisibile di Salvatores, Banana è un supereroe all'italiana, pronto a combattere contro ostacoli insuperabili perché da grandi poteri (nel suo caso di coerenza etica) derivano grandi responsabilità.

    Banana è il lungometraggio di esordio del quarantenne Andrea Jublin, reduce dalla nomination agli Oscar per il suo corto Il supplente, anch'esso ambientato nel mondo della scuola. È una commedia dolorosissima, un excursus amaro e tragicomico nell'Italia di oggi, con punte di cattiveria degne della tradizione monicelliana ma con una forma filmica più debitrice del cinema per ragazzi d'oltralpe. L'originalità profonda di Banana sta, fra le altre cose, nel dipingere una contemporaneità in cui gli uomini sono irriducibilmente romantici e le donne involontariamente ridotte ad un cinismo che non fa parte della loro natura, ma è il risultato devastante del condizionamento socioeconomico e subculturale dell'Italia di oggi. Nel panorama cinematografico italiano contemporaneo Banana è davvero un'anomalia, e questa è la sua forza, anche se, per un racconto che mette al centro la purezza d'animo del protagonista e la sua visione candida (nel senso di Candide) del mondo, certi dialoghi e certe svolte narrative denotano un tocco di furbizia che l'intervento di un produttore accorto avrebbe dovuto smorzare. Anche la confezione apparentemente naif è contraddetta dal team di professionalità affermate che affianca Jublin nella sua veste di regista e sceneggiatore: Gherardo Gossi alla fotografia, Esmeralda Calabria al montaggio, Nicola Piovani alle musiche, Ginevra Elkann e Luigi Musini alla produzione. Quel che allontana Banana dal sospetto di "conventicola", come direbbe Virzì, è lo spirito profondamente e genuinamente anarchico di Jublin, già evidente ne Il supplente, che lo rende mina vagante e scheggia impazzita. Dunque anche certi dialoghi da corso di sceneggiatura rivelano sprazzi di genuina crudeltà, ai congiuntivi appiattiti "ad arte" si alternano espressioni colloquiali esilaranti, ai sermoni edificanti sui buoni sentimenti fanno da correttivo le acidissime viperate della Colonna, interpretata da una Anna Bonaiuto che giganteggia su un film in cui tutti gli interpreti sono capaci (e ben guidati dal regista): fra gli altri spiccano Beatrice Modica nel ruolo di Jessica, bella di periferia senza speranza e senza redenzione, e lo stesso Jublin nel ruolo di Gianni, il grande amore di Emma, deviante irriducibile dalla fisicità ingombrante che sarebbe piaciuta a Lucien Freud.

    "Ma tu ce la fai a continuare?" è la domanda che si pongono i personaggi di Banana. E intendono: a continuare in questa Italia qui, che ammazza le speranze e qualunque traccia di "filosofia brasiliana". Auguriamo a Jublin di continuare a sgomitare nel nostro cinema ristretto e autocensorio tirando fuori sempre di più la sua verve iconoclastica, e lasciandosi bacchettare, quando serve, da un produttore che lo tenga al di qua di qualsiasi tentazione di autocompiacimento” (Paola Casella – mymovies.it).

    Fonte: picenotime
     
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