Ferite a morte

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    Serena Dandini presenta il suo lavoro teatrale Ferite a morte, dedicato al fenomeno dilagante delle uccisioni di donne da parte di mariti, fidanzati, conviventi. Tre serate evento a sostegno della Convenzione No More! contro la violenza sulle donne
    di ALESSANDRA CLEMENTI

    ROMA - "Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti non è affatto casuale". Così Serena Dandini introduce il suo lavoro teatrale Ferite a morte, una Spoon river delle donne morte per femminicidio. Tre serate evento a sostegno della Convenzione No More! contro la violenza sulle donne che chiede al Governo e alle istituzioni italiane di discutere urgentemente le proposte in materia di prevenzione, contrasto e protezione delle donne dalla violenza maschile e la ratifica immediata della Convenzione del Consiglio d'Europa (Istanbul 2011).

    Le vittime più recenti. Antonetta Paparo, 36 anni, napoletana: uccisa il 12 dicembre a coltellate dal marito, che per sviare le indagini di un delitto privo di movente inscena una rapina. Carmela Petrucci, 17 anni, palermitana: sgozzata a ottobre dal fidanzato violento della sorella, che lei tenta di difendere. Sono solo le ultime vittime di femminicidio, di donne che hanno subito violenza fino a morirne, un numero che cresce in maniera allarmante: più di dieci casi al mese registrati negli ultimi due anni; donne cui sono dedicate le letture teatrali di "Ferite a morte", tratte da racconti di Serena Dandini, tre serate che hanno lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica alla sottoscrizione della Convenzione No More! . Tre recital a più voci in altrettante città italiane, con il primo appuntamento fissato al teatro Biondo di Palermo per il 24

    novembre, proprio alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne.

    "Un primo segnale per farci ascoltare". "E' il primo sputnik di una serie di razzi che lanceremo per farci ascoltare - dice Serena Dandini durante la presentazione alla Casa Internazionale delle Donne di Roma. "Ferite a morte" è un progetto teatrale dedicato a tutte coloro che sono divenute pezzi di carne nell'obitorio televisivo uccise una seconda volta in tv". "Sulla falsa riga di Spoon River di Edgar Lee Master, e prendendo a prestito un titolo "poetico nella sua tragicità", quello di un romanzo di Raffaele La Capria (Ferito a morte, 1961), ho cominciato a scrivere col desiderio di dare un pugno allo stomaco per richiamare l'attenzione su vicende drammatiche, un fenomeno pervasivo", chiarisce la Dandini. Sì, perché le morti sono la punta dell'iceberg di un vissuto e una quotidianità di violenze e sopraffazioni, che è assolutamente trasversale alle aree geografiche e alle classi sociali, tanto che dal 2005 sono aumentate le morti delle donne acculturate; "Più c'è emancipazione - aggiunge la Dandini - più questa "colpa" va punita.

    Un fenomeno "democratico". "La violenza contro le donne è uno dei fenomeni più democratici del mondo". Con una battuta amara apre il suo intervento Maura Misiti, demografa e ricercatrice del Cnr, che con la Dandini ha collaborato ai testi e sta portando avanti l'iniziativa a sostegno di No More!: "Chiediamo attenzione su una Convenzione che propone progetti fattivi, azioni virtuose che si possono portare avanti come forma di prevenzione, a basso impatto economico, come l'educazione sessuale nelle scuole verso ragazzi che, come il ventenne omicida di Palermo, hanno un'azzerata educazione di rispetto di genere".

    Manca la formulazione giuridica di femminicidio. Essere donna e morire, nei casi di stalking, per una inadeguata tutela dello Stato. In Italia non si hanno dati ufficiali, ma solo quelli raccolti dalla cronaca di tutti i giorni dalla Casa delle Donne di Bologna e questo perché non c'è una definizione giuridica di cosa è la violenza né, tanto meno, il femminicidio. Riconoscerlo e cominciarlo a chiamare col suo nome è importante. "E' una brutta parola? Cerchiamone un'altra, ma una brutta parola nasconde fatti orrendi" ripetono all'unisono la Dandini e le promotrici. L'individuazione di questo fenomeno deve essere trovata e catalogata con definizioni univoche, basate su standard internazionali, per poter sviluppare criteri metodologici di prevenzione e accoglienza, non affidandosi solo al generoso monitoraggio dei centri antiviolenza.

    I diversi contributi al progetto. Vittoria Tola, dell'UDI e portavoce della Convenzione parla delle associazioni impegnate nel sostegno di No More!. Ci sono tante donne, professioniste, dietro sigle come D. i. Re, Piattaforma CEDAW, PANGEA, BE FREE, GIULIA, ARTICOLO 21 che hanno portato il loro contributo alla stesura del documento che chiede norme di prevenzione più che aggiustamenti normativi. Si chiede al governo di verificare il Piano Nazionale contro la violenza, varato nel 2011, e porre in essere politiche adeguate e rispettose della dignità e dei diritti umani delle donne, coinvolgendo Enti locali, Federazione della stampa ed Editori, per arrivare ad sistema di servizi che funzioni , grazie a risorse certe, con una presenza omogenea e capillare sul territorio.

    L'abnegazione dei centri antiviolenza. La risposta alle donne che chiedono aiuto è presidiata e gestita con abnegazione sul territorio dai centri antiviolenza, che hanno visto, finanziaria dopo finanziaria, diminuire i fondi loro destinati. Lo stato italiano è stato più volte sollecitato da Onu e Consiglio Europeo ad adottare le raccomandazioni prodotte, in tema di violenza alle donne, dalla Convenzione di Istanbul. La Convenzione No More!, ignorata per ora dalle istituzioni, spinge alla ratifica del trattato di Istanbul, alla discussione urgente delle proposte in materia di prevenzione e protezione delle donne, applicando le leggi esistenti, chiedendo di produrre dati ufficiale condivisibili, senza intento polemico nei confronti di norme già operative, come la legge sullo stalking del 2009.

    Le tappe teatrali. Lo ripete l'avvocato Barbara Spinelli, di Giuristi Democratici e della Cedaw: "Basterebbe applicare sul tutto il territorio nazionali ottime leggi che già ci sono, come la legge degli ordini di protezione del 2001, che non richiede l'obbligo di denuncia nei confronti del familiare persecutore. Altro aspetto importante è raccogliere dati certi: senza dati certificati in sede giudiziaria - ricorda giustamente la Spinelli - come possiamo giudicare l'efficacia della legge del 2009 sullo stalking?". Era necessario un happening per parlare e far parlare di tutto questo. "Ferite a morte" prevede tre tappe teatrali, come già anticipato: il 24 novembre a Palermo (Teatro Biondo); il 30 novemvre a Bologna (Teatro Duse), il 9 dicembre a Genova (Teatro della Corte). Tre teatri in altrettanti comuni che hanno voluto patrocinare l'evento. A portare in scena i testi della Dandini donne di spicco del mondo dello spettacolo e della società civile: da Geppi Cucciari a Susanna Camusso, da Concita De Gregorio a Anna Bonaiuto. L'ingresso agli spettacoli è gratuito con prenotazione e ritiro del biglietto presso le casse dei teatri.

    (16 novembre 2012)

    Fonte: repubblica

    Edited by lillottalalla - 14/1/2016, 23:53
     
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    Le donne ferite della Dandini: "La nostra battaglia di civiltà"

    Nel cortile di Palazzo Reale (dalle 22, ingresso libero) va in scena "Ferite a morte", monologhi contro il femminicidio. In scena anche Anna Bonaiuto, Iaia Forte, Valeria Parrella, Maria Nazionale e la fidanzata di Lino Romano

    di ILARIA URBANI
    06 giugno 2014

    E' la prima volta a Napoli per lo spettacolo "Ferite a morte" stasera alle 22 nel Cortile di Palazzo Reale per La Repubblica delle Idee: ingresso libero fino ad esaurimento posti. Dopo il tour internazionale, lo spettacolo a più voci contro il femminicidio firmato da Serena Dandini e Maura Misiti non poteva che approdare a Napoli: il progetto teatrale è ispirato nel titolo al celebre romanzo di Raffaele La Capria, Premio Strega 1961.
    Nei contenuti, però, il racconto corale contro la violenza di genere evoca la "Antologia di Spoon River", capolavoro Edgar Lee Masters, declinato al femminile. I monologhi di "Ferite a morte" danno voce alle vittime di mariti, compagni, amanti. Lo spettacolo ha debuttato il 24 novembre 2012 e ha girato in tutto il mondo: da Parigi, Londra, al Parlamento europeo a Bruxelles, Strasburgo, Ginevra e all'Onu a New York e Washington.
    Le storie sono recitate di volta in volta da un cast diverso di attrici o scrittrici: hanno già partecipato Claudia Cardinale, Isabella Ragonese, Emma Bonino, Micaela Ramazzotti, Lella Costa, Ambra Angiolini, Cherie Blair.
    Stasera, al fianco di Serena Dandini e Maura Misiti saliranno sul palco le attrici Anna Bonaiuto, Orsetta De Rossi e Iaia Forte, la scrittrice Valeria Parrella, le cantanti Teresa De Sio e Maria Nazionale, Rosanna Ferrigno, fidanzata di Lino Romano, ucciso nel 2012 per errore dalla camorra, la giornalista e senatrice Rosaria Capacchione, Costanza Boccardi esponente del teatro e della cittadinanza attiva e una parte dell'anima femminile di Repubblica: Daniela Hamaui, Anais Ginori, Daniela D'Antonio, Anna Bandettini, Conchita Sannino, Laura Pertici e Giulia Santerini.

    "Leggerò la storia di una giovane donna napoletana, peraltro incinta, uccisa per gelosia dal compagno - spiega Anna Bonaiuto - Ho deciso di esserci perché non è mai abbastanza quando si parla di femminicidio. Oggi sono sempre di più quelle che si ribellano. Una volta nessuna donna avrebbe osato criticare il marito, meno che meno denunciarlo. Oggi invece anche in India le donne scendono in piazza contro la violenza. Il femminicidio c'è sempre stato in ogni parte del mondo e in ogni cultura. La violenza, anche quando non è fisica, può essere psicologica".

    Anna Bonaiuto sarà ospite della "Repubblica delle Idee" anche domani alle 18 al Teatrino di Corte per una conversazione su Eduardo De Filippo, a trent'anni dalla morte, con il figlio Luca, Giulio Baffi e Anna Bandettini. "In un momento così difficile per Napoli, anche dal punto di vista culturale, lontano oramai dai fasti passati, è importante che un'iniziativa così bella si faccia proprio qui".

    Molto atteso proprio l'evento di questa sera con la Dandini che ha ideato "Ferite a morte" a partire da un moto di rabbia. "Non si poteva più tollerare che un tema così grave come quello delle donne uccise o ferite dai loro uomini fosse trattato come un effetto collaterale della coppia - spiega la conduttrice e autrice tv - Tanto è sempre successo, purtroppo capita: eh no. Allora ci siamo dette: proviamo con la drammaturgia, colpisci lo stomaco e arrivi al cervello, magari. Il palcoscenico di Napoli sarà il luogo ideale per ribadire questa richiesta perché l'Italia non può e non deve restare indietro in questa fondamentale battaglia di civiltà".
     
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